
ALIMENTAZIONE COMPLEMENTARE A RICHIESTA
L’alimentazione complementare, come oggi definiamo più appropriatamente il vecchio svezzamento, è l’introduzione dei cibi solidi nella dieta di un bambino che fino a quel determinato momento ha assunto solo alimenti liquidi come il latte materno. Sino a 6 mesi di vita del neonato, il latte materno rappresenta la principale fonte nutritiva ed è l’alimento migliore e appropriato per il suo sviluppo neurocognitivo, per le capacità metaboliche e maturative dell’organismo. A partire dai 6 mesi in poi, il latte materno non è sufficiente a garantire un corretto apporto di calorie e nutrienti al neonato, è necessario colmare la carenza di ferro, proteine, zinco e vitamine e di conseguenza, è indispensabile affiancare ( e non sostituire) al latte nuovi alimenti. L’apparato renale e digerente hanno raggiunto la giusta maturazione per digerire e assimilare alimenti oltre il latte. Si parla quindi di “alimentazione complementare”, perché si integra il latte con alimenti diversi che completano in termini energetici e nutrizionali il bisogno del bambino.
L’inizio della relazione con il cibo, avviene all’interno del legame fusionale che si crea tra la mamma e il bambino fin dai primi istanti di vita, sia che venga allattato al seno, sia che si ricorra al biberon. Il momento del nutrimento e il piacere ad esso connesso nasce per il bambino tra le braccia della mamma, insieme all’odore del suo corpo ed al battito del suo cuore. L’alimentazione complementare è un passaggio estremamente importante nella relazione madre- bambino perché non rappresenta solo nutrimento ma è anche un canale di comunicazione.
Il momento di transizione dal cibo liquido (come il latte materno) ad un cibo di diversa consistenza significa affrontare i primi importanti cambiamenti nella vita del lattante. In questa nuova fase il bambino inizia a mangiare nel seggiolone e non più tra le braccia della mamma, a prendere il cibo non tramite il seno o il biberon ma tramite le mani e le posate, assaggia gusti e consistenze diverse e impara a capire cosa gli piace e cosa no. Il momento del pasto è un momento di scambio, di relazione, nel quale il bambino riceve anche affetto. Risulta quindi importante l’atmosfera emotiva che si crea nella diade mamma-bambino, la quale consente di affrontare serenamente questo passaggio fondamentale nello sviluppo.
LA STRADA PIU’ GIUSTA CE LA INDICA IL BAMBINO….
La decisione su quando iniziare a proporre i primi alimenti semisolidi, solidi al bambino e sul modo in cui proporli non deve basarsi a priori sull’età anagrafica e prestabilita e uguale per tutti, ma su ciò che il bambino è in grado di fare, ossia sul grado di prontezza neuro e oromotoria.
Quali sono questi segni della prontezza oromotoria?
- Il bambino mantiene la posizione seduta con minimo appoggio e la testa allineata con il tronco
- Il bambino coordina occhio-mano-bocca così da potere localizzare, afferrare il cibo e portarselo alla bocca come fa con i suoi giocattoli
- Masticare/deglutire il cibo. Se il bambino non è ancora pronto espellerà il cibo che gli colerà sul mento invece di essere deglutito
La combinazione di questi 3 segni, indica che il bambino è pronto a mangiare cibo solido!
QUALI ALIMENTI E COME?
- Promuovere la partecipazione del bambino ai pasti familiari quando il bambino si mostra interessato al cibo dei genitori e pronto a mangiare, incoraggiandolo a toccare e manipolare il cibo in pezzi impugnabili come un manico
- Dare spazio all’impiego concomitante del cucchiaio per proporre gli alimenti domestici sminuzzati, tagliati a pezzi, triturati, frullati aspettando che si lui ad aprire la bocca
- Utilizzare l’alimentazione responsiva: bisogna sapere riconoscere i segnali di sazietà e fame del bambino. Si possono offrire liberamente piccoli assaggi di cibo che state mangiando voi, senza particolari limitazioni e senza seguire alcun calendario di introduzione dei diversi alimenti perché a partire dal sesto mese, qualsiasi alimento, anche quelli cosiddetti allergizzanti, come pesce, uovo, pomodoro, latte, può essere offerto senza correre il rischio di favorire allergie.
- Se rifiuta alcuni alimenti, smettete gli assaggi. Riproverete ad offrirgli più avanti nel tempo per più volte.
- Date il buone esempio mangiando cibi salutari e variando la dieta con nuove combinazioni di sapori e consistenze
- E’ bene abituare il bambino ai nuovi sapori con preparazioni semplici, poco elaborate. Gli alimenti commerciali per l’infanzia non sono necessari in quanto non offrono alcun vantaggio nutrizionale, rispetto ai cibi domestici, inoltre possono avere un elevato contenuto di zuccheri aggiunti.
Dott.ssa Lucia Peraldo Gianolino, Psicologa e Psicoterapeuta